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La nuova Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive)

15 nov 2024

La nuova Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) rappresenta una svolta cruciale per le aziende europee, imponendo loro di adottare il concetto di doppia materialità. Questo approccio, introdotto per migliorare la trasparenza e la comunicazione in ambito sostenibile, richiede di rendere conto non solo dell'impatto delle attività aziendali su ambiente e società, ma anche di come le questioni di sostenibilità influenzano il valore economico dell'impresa. La Consulenza di Baker Tilly Italy in ambito ESG, è il percorso che porterà chiarezza nelle modalità di valutazione della doppia materialità e nella sua rilevanza strategica per la tua azienda.

La Corporate Sustainability Reporting Directive o Direttiva CSRD 

(Direttiva UE 2022/2464), recepita nell’ordinamento italiano con il d.lgs. 125/2024, ha introdotto il concetto di doppia materialità, o doppia rilevanza, allo scopo di obbligare le imprese a fornire informazioni chiare e accessibili non solo sul proprio impatto sull’ambiente e sulle persone (materialità d’impatto), ma anche quelle inerenti al modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono economicamente sull’impresa (materialità finanziaria). Un approccio di questo genere consente di migliorare la comprensione dei rischi e delle opportunità che l’azienda deve affrontare sul piano della sostenibilità, oltre che a migliorare la trasparenza nella comunicazione e il livello di rendicontazione. 

La complessità del tema espone, però, i soggetti interessati a comprendere i profili di rischio dell’attività di business alla possibilità di non riuscire a comprendere in cosa sussista effettivamente la valutazione della doppia materialità e come questa venga eseguita.  Diventa così fondamentale cercare di fare chiarezza. 

LA DOPPIA MATERIALITA’ (o doppia rilevanza)

 

Figura 9 tratta dalla guida "CSRD Essentials" di GRI, 2024 (p.35)

Con “materialità” si intende il filtro delle informazioni da considerarsi rilevanti per gli stakeholder. La rilevanza sussiste quando queste questioni possono influenzare il processo decisionale delle parti interessate.  La materialità può essere valutata secondo una prospettiva di impatto dell’azienda sull’economia, sull’ambiente e sulle persone oppure una prospettiva finanziaria, concentrandosi sulle informazioni relative alla creazione di valore economico. Molti valori finanziari sono definibili come pre-finanziari, potendo diventare rilevanti ai fini dell’informativa finanziaria solo con il trascorrere del tempo, così come un impatto sull’ambiente o sulle persone può cambiare, positivamente o negativamente: la materialità è infatti dinamica, e il processo di analisi dovrebbe essere aggiornato regolarmente per monitorare lo sviluppo. 

L’Unione Europea ha scelto di disporre una doppia materialità, unendo le due dimensioni in un unico obbligo di rendicontazione, assicurando il più alto livello quantitativo, e soprattutto qualitativo, di dati da fornire nell’informativa di sostenibilità, anche alla luce del set di standard di rendicontazione di sostenibilità (European Sustainability Reporting Standards o ESRS).

Nei procedimenti posti in atto dall’azienda per affrontare le tematiche di sostenibilità, l’individuazione dei temi materiali avviene tramite la doppia materialità, che consente di fornire l’output finale del processo di valutazione di tutte le questioni ESG individuate quali rilevanti e quindi da rendicontare nella propria dichiarazione di sostenibilità. L’analisi va effettuata a livello di argomento, sottotema o sotto-sottotema materiale, da convertire poi in rischi e opportunità materiali. L’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) nella sua “Implementation guidance for the materiality assessment suggerisce di condurre l’analisi secondo quattro fasi. 

  1. Definire il contesto

    In questa prima fase l’impresa traccia una panoramica delle proprie attività (quelle dirette dell’azienda e quelle lungo tutta la catena del valore a monte e a valle) e dei rapporti commerciali (piano aziendale, strategia, bilancio, ubicazione geografica, mappatura dei rapporti della catena di valore), del contesto in cui questi si svolgono e quali sono i principali stakeholder interessati (clienti, dipendenti, istituzioni e partner strategici, comunità locali, organizzazioni non governative, azionisti e fornitori). L’individuazione dei soggetti portatori di interessi può servirsi di iniziative di coinvolgimento degli stakeholder già esistenti e la mappatura di quelli interessati nelle attività e nelle relazioni commerciali, convalidando i risultati di raccolta di dati interna o palesando questioni materiali prima sfuggite all’attenzione. 

    Una volta individuata la cornice entro cui individuare gli impatti, i rischi e le opportunità da considerare nel proprio report di sostenibilità, si passa all’analisi delle tendenze attuali e passate dell’ente in riferimento ai temi di sostenibilità. L’analisi del contesto si estende poi alla valutazione del contesto giuridico e regolamentare rilevante dell’impresa, ad eventuali pubblicazioni esistenti specifici del settore, e all’analisi dei competitor.

    Le attività da condursi in questa prima fase sono la risposta a quanto richiesto dagli ESRS all’obbligo di informativa sulla strategia (SBM). 

  2. Identificare gli attuali e potenziali impatti, rischi e opportunità relativi alle questioni di sostenibilità

    Una volta tracciato il quadro di chi sia l’impresa, il contesto in cui opera e con chi si interfaccia, occorre procedere a definire le questioni potenzialmente materiali, e cioè rilevanti. L’identificazione avviene considerando sia le proprie attività sia le operazioni a monte e a valle della catena del valore, ponendosi la domanda su come i rischi connessi al clima possono plausibilmente avere risvolti sulla propria azienda, ed eventualmente come si pensa di agire e quando. I temi di sostenibilità potenzialmente materiali possono essere individuati basandosi su quelli inclusi nel Requisito Applicativo (RA) 16 dell’ESRS 1 e considerando temi specifici di settore e riferibili all’impresa stessa.

    Per ciascun impatto, rischio od opportunità individuato l’impresa dovrebbe considerare e determinare a cosa facciano riferimento (operazioni proprie o connesse alla catena del valore) e l’orizzonte temporale (breve, medio o lungo termine). Questo procedimento può seguire un doppio approccio: un approccio outside-in, partendo dalla lista al paragrafo RA16 degli ESRS 1 e da lì verificando l’esistenza di impatti, rischi e opportunità derivanti dalla propria gestione di una determinata tematica ESG e l’impatto che questi potrebbero avere sul valore dell’impresa; un approccio inside-out, con cui l’impresa si concentra sugli impatti, positivi e negativi, attuali e potenziali, che la propria gestione di una determinata tematica ESG può creare all’esterno. All’interno degli standard di rendicontazione di sostenibilità ESRS, i risultati sono espressi dagli obblighi di informativa IRO.   

    Gli impatti 

    sono il risultato della potenzialità che un evento o un impatto fisico, connessi a questioni climatiche, possano produrre effetti su un’azienda esposta all’evento/impatto e in situazione di vulnerabilità per predisposizione della stessa a esserne soggetta o per mancanza di capacità di adattarsi e reagire tramite il proprio piano strategico o modello di business. Possono essere connessi all’ambiente e alle persone, oppure essere finanziari. Gli impatti finanziari dei rischi e delle opportunità sull’impresa si riflettono sulla performance futura, e possono essere suddivisi in impatti sul fatturato, sulle spese, su asset e debiti, sul capitale e i finanziamenti. Il livello e il tipo di esposizione e l’impatto dei rischi connessi al cambiamento climatico rispecchiano il settore di attività e la geografia dell’organizzazione, oltre che alla struttura dell’impresa stessa.

    Sia gli impatti materiali, sia quelli finanziari devono essere calcolati e valutati distintamente: per espressa indicazione dell’EFRAG nella sua “Materiality Assessment” non è possibile compensare fra loro impatti negativi con impatti positivi, non potendo il dichiarante unire temi materiali di diversa natura o caratteristiche qualitative, avvenuti in diversi anni di rendicontazione o ancora in fasi diverse lungo la catena del valore. L’unico caso in cui è ammissibile indicare i crediti di carbonio e di biodiversità è per espressa previsione degli indici ESRS E1 Cambiamento climatico e E4 Biodiversità ed ecosistemi. L’eventuale disaggregazione per scopi materiali dei vari impatti rilevati (ad esempio per far risaltare la significatività di impatti, rischi e opportunità per posizione geografica) deve correttamente riflettere l’impatto concreto o la severità e la possibilità dell’impatto potenziale, limitando al massimo eventuali elusioni di informazioni e contesti necessari per interpretare le informazioni e l’aggregazione di dati di diversa natura. 

    I rischi 

    possono essere suddivisi in rischi legati al clima, e rischi legati alla fiscalità. I rischi climatici a loro volta possono essere divisi fra quelli riferiti alle operazioni di transizione ecologica (rischi connessi a scelte politiche e normative dell’ordinamento in cui si conduce l’attività di business, introduzione di nuove tecnologie e innovazioni, mercato e reputazione), e quelli derivati dagli impatti fisici dati dal cambiamento climatico (rischi acuti o cronici a seconda dell’elemento temporale dell’evento di cui sono conseguenza). I rischi connessi al clima possono potenzialmente toccare gli ambiti più diversi, ponendosi trasversalmente sull’ambiente, l’economia e l’ambito sociale: per questo è importante che le aziende adottino un approccio di ampia veduta nell’individuare i rischi, considerando anche quelli che non crede la riguardino da vicino. Le imprese possono subire i rischi di natura macroeconomica derivanti dal cambiamento climatico in termini di modifiche sugli investimenti, i consumi e i prezzi. 

    Le opportunità

    sono occasioni di valore positivo che l’azienda può cogliere negli sforzi attuati per la mitigazione o l’adattamento al cambiamento climatico. Queste variano a seconda della posizione geografica, il mercato e il settore di attività dell’organizzazione, e possono essere le più diverse: diventare più efficienti a livello energetico, diversificare le fonti per il proprio approvvigionamento energetico, innovare e sviluppare nuovi prodotti o servizi, incontrare le nuove esigenze e sensibilità del mercato, migliorare le proprie capaci di resilienza e risposta alle sfide, compresa quella della sostenibilità. 

  3. Valutazione e determinazione degli impatti rilevanti, dei rischi e delle opportunità relativi a questioni di sostenibilità

    La valutazione di quanto emerso si suddivide a sua volta in tre analisi differenti: a) la valutazione sulla rilevanza d’impatto (impact materiality, con approccio inside-out); b) la valutazione sulla rilevanza finanziaria (financial materiality, connessa all’approccio outside-in); c) consolidamento dei risultati delle due rilevanze, considerando la loro interazione. 

    La valutazione sulla rilevanza di un impatto effettivo segue criteri oggettivi. Un tema di sostenibilità è materiale da un punto di vista d’impatto, quando riguarda l’impatto, positivo o negativo, attuale o potenziale, sulle persone o sull’ambiente nel breve, medio o lungo termine. L’impatto materiale definito negli ESRS è similare a come viene qualificato negli standard GRI. Gli impatti negativi, effettivi o potenziali, sono valutati sulla base della loro gravità (severity), misurando l’entità (o scale, quanto è intenso l’impatto, la sua portata su necessità o libertà fondamentali – ad es. è minimo, moderato, serio, notevole), la portata (o scope, quanto è diffuso o ampio l’impatto, quante persone o territori colpisce), e l’irrimediabilità (o irremediability, la misura in cui l’impatto può essere risolto, chiedendosi se esistano dei limiti alla capacità di riportare le persone o l’ambiente colpiti a una situazione almeno identica o equivalente a quella in cui si trovavano prima dell’impatto negativo). La misura del rischio deriva dal prodotto della probabilità dell’accadimento di un evento e l’impatto conseguente all’accadimento. La valutazione degli impatti potenziali presenta anche il calcolo della probabilità (likelihood) con cui questo si verifichi. Nel calcolo della probabilità giocano un ruolo fondamentale il coinvolgimento degli stakeholders, in quanto parti interessate e in grado di aiutare a valutare, convalidare e garantire la completezza dell’elenco finale degli impatti rilevanti. Gli impatti positivi sono analizzati nella loro rilevanza, e cioè per la loro entità e portata, e probabilità di verificarsi su persone e ambiente connessi alle operazioni di business. La valutazione di impatto si conclude poi con l’esame delle azioni da adottare sulla base dell’evoluzione degli obiettivi delle politiche pubbliche sociali e ambientali. 

    La valutazione sulla rilevanza finanziaria identifica gli aspetti di sostenibilità finanziariamente rilevanti per l’impresa o che influiscono sul suo valore, oltre quanto già dichiarato nell’informativa finanziaria. Un tema di sostenibilità è materiale dal punto di vista finanziario, invece, quando innesca o potrebbe plausibilmente innescare un effetto a livello finanziario sul dichiarante. L’analisi considera i rischi e le opportunità sostanziali per l’impresa che derivano generalmente da impatti o da rapporti economici o ancora dipendenze da risorse naturali e sociali quali fonti di effetti finanziari. La valutazione va svolta considerando la probabilità di accadimento e la potenziale entità degli effetti finanziari sulla base di opportune soglie quantitative e/o qualitative basate degli effetti finanziari in termini di sviluppo d’impresa, situazione patrimoniale-finanziaria, accesso ai finanziamenti o costo del capitale a breve, medio o lungo termine. 

    La materialità finanziaria deve essere valutata con un processo a sé stante rispetto a quello utilizzato nella rendicontazione finanziaria.  In questo contesto i rischi possono essere inquadrati come attività che comportano una deviazione negativa dei flussi di cassa futuri attesi o a un aumento della deviazione dei flussi di cassa futuri attesi e/o a una deviazione negativa rispetto a una variazione attesa dei capitali non rilevata in bilancio; le opportunità sono invece eventi che contribuiscono a uno scostamento positivo nei flussi di cassa futuri attesi o a una diminuzione dello scostamento nei flussi di cassa futuri in uscita e/o a uno scostamento positivo da una variazione attesa dei capitali non rilevata in bilancio. I rischi e le opportunità si possono tradurre così in scenari o previsioni di eventi che si ritiene possano concretizzarsi, e potenziali effetti finanziari relativi a questioni di sostenibilità derivanti da scenari al di sotto del livello del “più probabile che non”, o da attività o passività non riflesse o non ancora riflesse in bilancio (qui includendo nei ragionamenti le situazioni potenziali che, a seguito del verificarsi di eventi futuri, possono influenzare il potenziale di generare flussi di cassa, i capitali non riconosciuti come attività dal punto di vista contabile e dell’informativa finanziaria ma con un’influenza significativa sulla performance finanziaria – capitali naturali, organizzativi, umani, sociali e relazionali). 

    Una volta ottenuti i risultati delle due valutazioni, l’impresa deve consolidarli (ed è qui che la materialità diviene doppia) e analizzare la loro interazione, ottenendo così l’elenco degli impatti materiali, dei rischi e delle opportunità che costituiranno la base per la preparazione della dichiarazione di sostenibilità. Per essere considerata materiale ai fini della rendicontazione, una questione non deve obbligatoriamente essere materiale secondo entrambe le prospettive. Se dovesse essere materiale solo secondo la prospettiva materiale o finanziaria, gli obblighi di informativa dovranno limitarsi alle metriche rilevanti sotto la prospettiva coerente, e i diversi indicatori su rischi e opportunità omessi, mentre dovranno sempre essere rispettati tutti i datapoint obbligatori sulle informazioni minime e gli standard tematici per quanto concerne le politiche, le azioni e gli obiettivi. 

  4. Reporting 

    Il report è il risultato finale di tutto il procedimento di valutazione così come sopra illustrato. In questo documento l’impresa deve presentare in modo sintetico, chiaro ed efficace il processo di valutazione e il suo esito, presentando quelli che sono stati i temi rilevanti, e rispetto a questi, le strategie messe in atto, i rischi e opportunità individuati, come l’organizzazione sta affrontando o affronterà i vari temi materiali analizzati e i risultati ottenuti o che prevede di ottenere dalle proprie politiche e azioni (queste ultime da rendicontarsi con l’obbligo di informativa MDR-P, MDR-A e MDR-T degli indici di rendicontazione ESRS 2).

    LA FUMOSITA’ DELL’IMPATTO FINANZIARIO

    Rispetto al rischio materiale connesso al cambiamento climatico, il tema dell’impatto finanziario fa sorgere maggiori dubbi in merito alla corretta individuazione e quantificazione. Le difficoltà nel riconoscere questi rischi spesso nascono da una conoscenza limitata delle questioni legate al clima connesse alla propria organizzazione, la tendenza a concentrarsi principalmente a quanto riferibile al breve termine senza estendere lo sguardo al lungo periodo, e infine la difficoltà nel quantificare gli effetti finanziari di una certa problematica. 

    Facendo riferimento alle “Recommendations of the Task Force on Climate-related Financial Disclosures”, l’impatto finanziario di un tema materiale sull’organizzazione è connesso al rischio e all’opportunità di uno specifico rischio legato al clima a cui l’organizzazione è esposta, e alle strategie di gestione del rischio implementate per risolvere quel rischio (ad esempio azioni di mitigazione, trasferimento, accettazione o controllo) e cogliere le opportunità. Le raccomandazioni del 2017 presentano una lista di esempi di rischi e opportunità legati al clima con potenziali impatti finanziari: fra questi figura l’aumento dei costi operativi come impatto finanziario connesso al rischio di un aumento di prezzo delle emissioni di CO2, o ancora una riduzione dei profitti per una diminuzione della domanda di beni o servizi dovuta a un cambiamento nelle preferenze dei consumatori diventati più attendi alle tematiche sostenibili; esempi di impatti finanziari legati alle opportunità possono essere invece la riduzione dei costi operativi per l’adozione di modalità di trasporto più efficienti o un ritorno dagli investimenti su tecnologie di riduzione delle emissioni dovuti all’uso di nuove tecnologie. 

    Le principali categorie degli impatti finanziari riguardano il conto economico e il bilancio. Nel conto economico gli impatti finanziari hanno ricadute sui guadagni, potendo le imprese considerare come i rischi fisici e di transizione possono influenzare la domanda di beni e servizi; le spese possono risentire della resilienza alle variazioni di prezzo e flessibilità a rispondere all’insorgenza di problemi da parte dei fornitori più economici, e del livello di debito o capitale proprio necessario per sostenere i piani di spesa. Nel bilancio possono vedersi gli effetti delle tematiche di sostenibilità specialmente sulle immobilizzazioni. Le decisioni su nuovi investimenti, ristrutturazioni, spese in ricerca e sviluppo possono generare nuovo debito o rifinanziarne altro già esistente, producendo effetti sulla valutazione dell’impatto finanziario. 

    L’esposizione di un’impresa ad essere finanziariamente colpita dai temi connessi al clima può dipendere da diversi fattori, come l’essere vulnerabile a specifici rischi od opportunità, il livello di capacità nel rispondere ai rischi e conseguire le opportunità, e ancora dalle implicazioni delle proprie scelte di bilancio. Le implicazioni finanziarie possibili andrebbero individuate considerando i rischi e le opportunità alla luce del modello di business, le operazioni e la posizione geografica in cui si realizzano (ad esempio occorre considerare possibili innovazioni tecnologiche, modifiche normativa o nuove politiche di incentivo o disincentivo rispetto a taluni settori di attività). Le risposte all’impatto finanziario rilevato passano per le azioni di gestione del rischio, le spese in conto capitale (CapEx) per il finanziamento di nuove tecnologie o impianti, e le spese in ricerca e sviluppo, se necessarie. L’effettività di queste risposte rispetto all’obiettivo ambientale e sociale è da monitorarsi con target interni e fattori esterni, come richiesto dagli indicatori degli ESRS sugli effetti finanziari. 

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