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L’attestazione di conformità per i documenti cartacei è sempre necessaria, sia se il difensore detiene il documento in originale, in copia conforme o anche per le copie “semplici”. Questa è l’interpretazione fornita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel corso di Telefisco, in cui sono stati diffusi diversi chiarimenti in materia di contenzioso tributario.
La necessità dell’attestazione di conformità sui documenti cartacei nasce a seguito delle modifiche apportate dal D.lgs. 220/2023 (con novità operante per i ricorsi notificati dal 2 settembre 2024) che ha introdotto nell’art. 25-bis del D.lgs. 546/92 il comma 5-bis.
Detta nuova disposizione prevede che “Il giudice non tiene conto degli atti e dei documenti su supporto cartaceo dei quali non è depositata nel fascicolo telematico la copia informatica, anche per immagine, munita di attestazione di conformità all’originale”.
Da una mera lettura della norma pareva intendere che per i documenti cartacei (analogici) prodotti al difensore in originale occorre una specifica attestazione di conformità all’originale, la cui mancanza determina l’impossibilità per il giudice di tenerne conto ai fini del processo.
L’interpretazione resa dal MEF rischia di complicare ulteriormente il processo tributario, in quanto sostiene che “l’attestazione di conformità è richiesta non solo se il difensore detiene l’atto o il documento in originale o in copia conforme (articolo 25-bis, comma 1), ma anche nelle diverse ipotesi di atti e documenti non originali formati su supporto analogico in suo possesso, ad esempio nel caso di trasmissione da parte del cliente di fatture, contratti, ecc., non nativi digitali”.
Quindi, per i documenti “nativi digitali” pare intendersi che non occorre l’attestazione di conformità ai sensi dell’art. 25-bis commi 1 e 5-bis del D.lgs. 546/92, ma per i documenti prodotti al difensore che nascono cartacei che siano originali, copie conformi o finanche copie “semplici” consegnate “a mani” o trasmesse per e-mail, questo deve attestare la conformità ex art. 25-bis comma 5-bis del D.lgs. 546/92.
Accedendo a questa interpretazione, comunque, bisogna depositare un’attestazione mediante un file ad hoc, considerato che apporre l’attestazione direttamente sul file PDF rischierebbe di alterarlo. Occorrerà, quindi, predisporre un file in cui in si attesti per espresso la conformità ai sensi dell’art. 25-bis comma 1 e comma 5-bis del D.lgs. 546/92 dei documenti non nativi digitali prodotti elencati dettagliatamente, da depositare, magari, unitamente al deposito del ricorso, della memoria e unitamente al deposito dei documenti se questi vengono depositati in via separata.
Aggiungasi che il MEF ha specificato che la firma digitale degli allegati (facoltativa a seguito delle modifiche apportate dal DM 21 aprile 2023, a partire dal 15 maggio 2023), “non equivale ad attestazione di conformità, fornendo solo la prova della provenienza dell’allegato e avendo, altresì, finalità di natura meramente tecnico-informatica”.